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SPETTACOLI

Ciò che mette in comune gli spettacoli della nostra Compagnia è che sono creazioni residenziali ad indirizzo demoetnoantropologico, realizzate con il coinvolgimento delle popolazioni, per cui il livello di trasmissione scenica, sia nella lingua sia nell’allestimento, sono assolutamente fedeli all’epoche scelte (non solo i costumi, le scene ma anche la lingua sono originali). La peculiarità dell’allestimento è quelle di essere rilevata come opere d’arte, dichiarabile d’alta cultura e nel contempo considerevolmente popolare, cose assai difficile da far coincidere. Per questo  prospettiamo allestimenti che valorizzino luoghi e persone; l’enorme consenso e la partecipazione attiva, sin dall’allestimento delle scene, del pubblico, ovunque siano stati rappresentati, ne è la prova. Infatti un'altra particolarità della Compagnia è l’allestimento integrale di luoghi fisici, senza necessità del palco e soventemente laddove l’acustica lo permetta, senza amplificazione. Avrete di certo letto in quest’ultimi anni di numerosi festival estivi ed interpreti che si sono organizzati ad impatto zero, con performance che sfruttano la sonorità degli spazi e le illuminazioni tradizionali (Lampadine normali, piantane da salotto, candele, lumi etc.). Noi lo facciamo da 13 anni, dalla prima creazione di Cchiu Scuru di Mezzanotti un po’ fari con l’allestimento integrale del Borgo Rurale di Turolifi (CL).

 

La Compagnia da anni permea la sua attività con lo studio delle comunità e sui singoli, nonché su un presupposto reale di pedagogia sociale, con il reperimento e la trasmissione, anche attraverso il Teatro, della memoria dei luoghi e delle persone. Gli allestimenti prevedono l’interazione con il pubblico, considerato spett-attore (parola coniata da Augusto Boal all’interno del Teatro dell’Oppresso). Questo procedimento è assolutamente naturale, avviene attraverso la reinterpretazione della platea come parte interna della storia. Ad esempio, in ‘U Grezzu gli astanti sono prima ospiti (poi intrusi) del Rosario recitato in casa della Marchesa vedova. Questo spiega l’immedesimazione delle collettività, non importa l’età e la classe sociale di provenienza, poiché diventa partecipazione attiva. Per quanto riguarda la messa in scena, gli spettacoli sono studiati per scene naturali: piazze, anfiteatri, palazzi monumentali, atri, loggioni, castelli, corti, giardini, poderi, uliveti etc..

 

Poi ci sono gli studi e i progetti speciali: Ppi un Teatro Clandestino, orazione scenica in onore di Tadeusz Kantor e indagine sull'Arte; Di Un Pinocchio libero riadattamento del celebre racconto di Collodi per un viaggio all'interno dello stigma e del valore della diversità; lo Zu Vanni, riadattamento dello Zio Vanja di Cechov, è l'anamnesi di un popolo, quello delle campagne, che si è visto rimuovere dal progresso; Sull'incoprensibilità di talune forme di Teatro è uno studio/denuncia/omaggio alla storia delle metodologie teatrali e dei Teatri come istituzioni etc.

Ogni spazio necessita di un accurato sopralluogo, poiché l’allestimento è di per se un’opera d’arte, (concepito con scene e costumi originali dell’epoca rappresentata) deve essere fuso con l’ambiente scelto; a tal proposito la rassegna stampa, le foto e video segnalati sono abbastanza esaustivi.

Čechoviana Sicilianità

Nove Atti Unici racchiusi in tre divertentissime Trilogie (I Sottomessi; I Falliti; DisAmuri) di Anton Pavlovič Čechov. Riadattati e ricontestualizzati dalla Compagnia attraverso uno studio di 40 giorni con la popolazione di Resuttano (CL) nell’estate del 2003.

Nei nove atti unici di Čechov, la tradizione, la religione e i costumi sono quelli della Russia di fine Ottocento; nei riallestimenti, divisi in tre trilogie a tema, siamo nella Sicilia Rurale degli anni ’30, ’40 e ’50,  sostenuti dalla veridicità di costumi, scenografie, illuminazione, musiche, strumenti, oggetti, animali e dei dialetti (dieci).

Le messa in scena, che peraltro prevede l’allestimento integrale dei luoghi fisici, sono mirate alla diffusione del patrimonio culturale siciliano, attraverso la trasmissione di memorie ed eventi storici, nonchè all’incremento di un itinerario turistico etno antropologico.

Il ritmo e l’impostazione teatrale sono una dedica all’epoca del Vaudeville ed a coloro i quali la resero celebre: Totò, Peppino, i Fratelli Marx e Charles Chaplin.

Gli spettacoli hanno la caratteristica di essere partecipati, a 360 gradi, con estrema ilarità, sia da un pubblico popolare che da una platea colta e  prevedono un coinvolgimento “attivo” dei partecipanti.

Nella Piena Facoltà d'Intendere e di Volere

Con Amnesty International - nel 1998- in occasione del 50° Anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, dopo uno studio sulle torture, è nata l’esigenza di dare vita e trasferire le emozioni che le “storie” avevano suscitato in noi. Non ci andava di vittimizzare i reali protagonisti o accentuare le crudeltà dei carnefici. A partire dal clown, con gli attori abbiamo pensato a ciò che diceva Leopardi del riso (“Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo…”)  e alla fede negli ideali, più forte d’ogni crudeltà dell’uomo.

La scenografia è volutamente scarna, nei teatri spogliamo completamente la scena di quinte e fondali, con corde, cavie e listelli in vista. Le luci sono “naturali”: lumini, candele e lumi a petrolio. Il rito è anche teatrale, nel ricordo degli albori del teatro che per noi e la platea diventa un’atmosfera catartica.

Essere immersi nell'anima della storia della Sicilia, assorbirne la “resistenza” e cercare di restituirne lo spirito, innanzi tutto a chi lo alimenta da sempre, genera un clima magico di creazione. Una complessa trama di corde di canapa, intessute come una ragnatela tiene sospesa la scena, con antichi oggetti di lavoro del mondo contadino, 4 lanterne a petrolio, un vetusto lampadario di cristalli, uno specchio da comò e un tronco di legno rinvenuto sulle sponde dell'Imera (che nello spettacolo funge, ora da morto, ora da cavallo di un brutale Soprastante). Sotto, un vecchio telo della raccolta delle olive delimita il campo scenico, con quattro sedie impagliate agli angoli e un percorso di lumini ex-voto demarca la breve distanza dai posti a sedere, che accolgono a 360 gradi il pubblico. I personaggi vanno comparendo in questa scena, a narrare la propria storia. Il patrimonio attualmente acquisito dal TDF dalle indagini sul territorio, ammonta ad una sessantina di storie. Lo spettacolo si presta ad essere riallestito in qualsiasi atmosfera, sia fisica sia percettiva, intriso com'è di riferimenti simbolici e di personaggi grotteschi, accomunati da un destino fortemente segnato dalla sicilianità.

Cchiu Scuru di Mezzanotti 'un ppò fari

Zu Vanni

La nostra personale esplorazione dello Zio Vanja ha avuto uno sviluppo quasi decennale, dall'acquisizione che della drammaturgia di Čechov è l’atto teatrale che più si concentra sulla memoria, tanto essenziale quanto molesta, per ciò che resta del passato nei personaggi, e apponendone il marchio, sia nel presente che nel futuro. Colpisce il vaticinio, che appartiene ad ogni grande poeta, di descrivere personaggi e situazioni che possiamo ritrovare nella realtà di ogni epoca, come nel caso della famiglia di Vanja, che si trova all'estremità di una tragedia esistenziale e intimamente psicologica, proprio a cagione del “totem” della loro rappresentazione, vivente e sacra, di un periodo di vita, che si ostina a far sopravvivere con il loro ricordo. Nel concepire questa nuova creazione, accogliemmo nella nostra compagnia gli stupendi attori resuttanesi, contadini e pastori, che già in passato ci avevano parimenti ricambiato con la spontaneità del loro talento narrativo, canoro e coreografico, per gli insegnamenti tecnici che gli avevamo passato. Ciò ha consegnato all'allestimento una veridicità impressionante, si fa un salto nel tempo, in tutti i sensi.

Sull'Incomprensibilità di talune forme di Teatro

La pièce nasce come performance finale del convegno “La Pedagogia dell’Arte”, Convegno nazionale sul valore pedagogico e abilitativo dell’arte, ideato e diretto da Turi D’Anca. L’idea del convegno nasce dalla necessità di dare una maggiore propulsione sociale e culturale al Teatro e alle arti della scena, sia per gli addetti ai lavori, sia per le persone che ne possono ricevere benefici, attraverso la pedagogia dei laboratori e la didattica degli spettacoli.

Il sig. Totò Nunziato, sessantunenne sottomesso alla moglie, racconterà dei suoi tragicomici approcci alla vita e in età matura a varie forme di Teatro: dall'infanzia a Turolifi, all'emigrazione in Germania e a Torino come operaio alla catena di montaggio della FIAT, la pensione e il ritorno in Sicilia, l’incontro con il Teatro Di Fuori, sino ai tentativi di entrare, per mezzo dei contatti della cognata,   in contatto con il Teatro colto, in taluni casi come possibile, quanto improbabile discente, in altri come aspirante attore. Lo spettacolo termina con uno studio–omaggio, in occasione del decennale della morte, a Domenico Modugno, con una mise in scene di uno dei suoi pezzi più divertenti e teatrali: “Io,Mammeta e Tu”

Di un Pinocchio

Di Un Pinocchio è la storia di un burattino, un Pinocchio di oggi. Questo è solo uno studio sulla storia di Pinocchio, riportata ai giorni nostri... Il gruppo “Officina Coscienza” si è interrogato su questa storia, sui suoi personaggi, sui sentimenti, sulla filosofia, sul gioco del Pinocchio.

Sui Pinocchi che possiamo incontrare per strada, un po’ discoli, un po’ bugiardi... un po’ troppo?!...

Beh! A volte appare l’unico modo per inserirsi, altre per farsi accettare, qualche volta per difendersi nella propria diversità...

Sono pieni di tante domande che la corsa degli eventi gli fornisce... gli amici, i dottori, i grilli parlanti, le fate, i furboni, gli ingannatori,  i pessimisti... Chissà com'è questo Pinocchio moderno, questi personaggi che oggi possono popolare la nostra società? E’ una storia che non ha tempo, lo abbiamo scoperto... perché il Gatto e la Volpe esistono, come pure Lucignolo e, per fortuna, esistono anche le Fatine... i Geppetti... ma, soprattutto, esiste Pinocchio!

Prego, Signori!..“

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Il caso di una tazza senza Manico

Ispirato al racconto del premio Nobel Heinrich Böll, Il destino di una tazza senza manico, lo spettacolo racconta attraverso gli oggetti/viventi e una famiglia siciliana contemporanea una storia sul valore della diversabilità e dei piccoli affetti del nostro quotidiano. È ambientato a Trapani nel quartiere popolare di Casa Santa, all'interno di una abitazione appartenente alla famiglia Bevilacqua. In un nucleo famigliare formato da due genitori e una figlia diciassettenne affetta da una disabilità intellettiva legata a problemi sorti durante la gestazione. Tuttavia l'amore dei genitori, Giuseppe impiegato di banca e Miriam commerciante titolare di un piccolo negozietto di oggetti per la casa, ha tramutato quest'apparente handicap in un omaggio alla diversità. La giovane Anna ha un legame affettivo con tutto ciò che la circonda e indistintamente parla con tutti... cose, animali, piante ecc.. Probabilmente la cura e il rispetto della madre per gli utensili, quanto per gli animali ha ampliato questa particolare sensibilità della ragazza per cui nessuno in famiglia e dei conoscenti si meraviglia se parla con l'ambiente che la circonda.

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Qualcosa Accadrà: la trilogia degli avvenimenti fortuiti.

 

I tre allestimenti di questa trilogia sono legati da vicende drammaturgiche, da connotazioni storiche e dall'autore, il premio Nobel Heinrich Böll. Le tre storie sono incluse ne i Racconti umoristici e satirici, punto di partenza della ricerca d'allestimento quanto della riscrittura scenica e del riadattamento storico – geografico. (...) Tenendo il racconto L'uomo che ride come monologo introduttivo nella realtà quotidiana, con gli allievi-attori, abbiamo spostato gli altri due racconti nella Sicilia che va dagli anni '50 a metà degli anni '60, in pieno boom economico. Lo studio è stato incentrato sugli aspetti antropologici e sociali, attraverso lo studio della lingua, del linguaggio corporeo e dei riti collettivi. Nell'allestimento di Qualcosa Accadrà c'è lo spirito malinconico della sicilianità, atavico e racchiuso, nella memoria di questo popolo, come lo descriveva Leonardo Sciascia ma anche l'aspetto tragicomico delle reazioni dei protagonisti ostili agli eventi cadenzati da un apparente destino.

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Omaggio ad Achille Campanile

Si ricordi, il Maresciallo non dorme...

 

… Le bugie bisogna saperle dire...

 

Campanile è un grande maestro nel descrivere dei personaggi, che possono essere anche normali, ma che davanti ad un imprevisto si spogliano di qualsiasi dimensione psicologica preesistente per comportarsi in maniera ridicola ed assurda (...) Tradire i dettami di una situazione comportamentale anche se drammatica, legata ad uno specifico ambiente, scatena un cambiamento di intenzioni che spesso diventano tragicomiche. (...)

Un vecchio edificio pericolante, il Palazzo dei Gabbiani, affrescato con dipinti del grande Antonino Rosalia, che in gioventù, non ancora famoso, si pagava il modesto alloggio.Non abbiamo cercato i personaggi... sono arrivati loro e il buon Campanile aveva già scritto i loro dialoghi nel “Manuale di Conversazione”.

Nuova Produzione

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FramMenti Poetiche

 

 

Il nuovo lavoro di Officina Coscienza è sui versi ma anche sugli atti poetici. Uno studio sulla parola nondimeno sul silenzio. Una ricerca sugli spazi: quotidiani, di lavoro, di passaggio, pubblici, privati, claustrofobici o senza confini.  (...) Gli autori affrontanti sinora: Wisława Szymborska, Pablo Neruda, Jacques Prévert, Alda Merini, Sandro Penna, Saffo, William Shakespeare, Giuseppe Ungaretti, Aldo Palazzeschi, Madre Teresa di Calcutta, Luisa Fernanda Trujillo Amaya, Giacomo Leopardi, Nazim Hikmet, Elli Michler, Mariangela Gualteri, poeti dialettali ecc. (...)

I frammenti poetici, così abbiamo denominato i brani messi in scena con i partecipanti di Officina Coscienza, sono stati scelti per la sensibilità e la poetica dell'autore ma non dimenticando le stesse essenzialità da parte degli interpreti. Di fatto, questo ha reso la ricerca da parte degli attori, ancora più profonda e intimistica.

Gli allestimenti e i gli scenari sono pensati per reali spazi fisici sociali e naturali.

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